mercoledì 13 agosto 2014

La recensione di Anna Giordano a "Neapolis"



Ecco la recensione scritta dalla Professoressa Anna Giordano in occasione della presentazione del romanzo “Neapolis – Il richiamo della sirena” di Marino Maiorino, Società Editrice La Torre, presentato sabato 9 agosto presso la Libreria L’ArgoLibro ad Agropoli (cliccate qui per le foto).

L’immortale traccia di Parthenope

Secondo la definizione di Alessandro Manzoni nel romanzo storico la vicenda è un misto di storia ed invenzione e si propone anche come interpretazione della realtà storica di grande rilievo. L’interesse per questo genere di narrazione oggi è notevolmente diffuso, il lettore è spinto ad evadere dal mondo per entrare nella dimensione fantastica del sogno, dell’immaginario e dell’avventura. Marino Maiorino con il suo racconto ha ricostruito un quadro del sorprendente passato, della greca Neapolis fondata nel 328 a. C. attraverso l’utilizzo di testi e di documenti antichi. Lo sfondo storico si caratterizza per la vitalità, l’acutezza, la precisione che l’autore ha inteso evidenziare nonostante le supposte difficoltà riscontrate nella ricerca e nel raffronto. Neapolis è il titolo del piacevole libro il cui sottotitolo Il richiamo della sirena  diviene un valore aggiunto. Il contesto geografico dà un ulteriore significato alla narrazione perché riguarda la splendida città di Napoli, meraviglia del mondo, la più bella del mondo. Già il termine Neapolis, e lo ripeto per la profonda emozione che suscita, stimola il lettore ad un’immediata suggestione e curiosità alla lettura degli avvenimenti.
Pelagìos viaggia su di un’imbarcazione, seguendo la costa tirrenica e nell’avvicinarsi al golfo, immediatamente la sua vista rimane abbagliata nell’avvistare Neapolis e il suo porto, da considerarli con profondo stupore, doni di un artefice divino. Situata in un’ampia insenatura, circondata da una rigogliosa vegetazione, l’immagine della città rappresenta una visione di tale, armonica, spettacolare ascensionalità, da incutere ammirazione in chiunque la osservasse per la prima volta.
Nel corso della lettura la narrazione coinvolge, si è sempre più spinti ad evadere dal vivere consueto per immergersi nel mondo della storia e del mito. Il lettore  interpreta e diviene consapevole degli avvenimenti immaginati che hanno dato un senso ad un periodo così antico, così lontano e così attuale poiché i problemi più significativi, affrontati nel testo, spesso corrispondono a quelli del nostro presente.
La coordinata del tempo costituisce l’essenza stessa della narrazione in cui la successione degli eventi si sviluppa e si riferisce ad eventi storici legati alla leggenda, i cui principali protagonisti ne determinano le vicende. L’autore ha messo in evidenza il rapporto tra tempo e narrazione utilizzando un ritmo adeguato a sollecitare l’attenzione del lettore e a stimolarlo a continue emozioni, evidenziando i temi principali del romanzo: la giustizia, il coraggio, la lealtà e anche l’Amore.
La narrazione diviene interessante poiché l’autore si sofferma non solo sugli eventi politico-militari, considerati oggetti prevalenti della storiografia, ma anche sugli aspetti particolari della vita quotidiana. Racconta sugli usi e sui costumi, sui vestiti e sull’arredamento. Sono evidenziati i comportamenti dei personaggi che si collegano alla mentalità, all’educazione, ai modi di vivere, ai rapporti sociali del tempo antico. Lo sfondo storico che nasce da questi elementi, conferisce verosimiglianza alle vicende e ai personaggi che appaiono “veri” non meno che dei fatti e delle figure riprese dalla storia e dalla mitologia. Risalta in questo testo il volto più umano dei protagonisti che si ritrovano a dover lottare con astuzia ed con esperienza i tentativi di conquista della splendida Neapolis, punto nevralgico di sviluppo commerciale e marittimo. Le questioni di difesa del territorio, della inquietante enclave sannitica nelle mura della città, si intrecciano ai possibili tentativi di conquista e di occupazione del territorio partenopeo da parte dei romani. Nel corso del racconto sono descritte le contrastanti discussioni, le ambigue proposte di soluzione del problema da parte dei rappresentanti del parlamento della polis, la boulé, sulla necessità o meno di entrare in guerra. I personaggi immaginati dall’autore entrano in rapporto con figure mitologiche presentandole attraverso un ritratto su cui indugia a fissarne il carattere, le idee, i sentimenti, le emozioni. L’autore svela gli aspetti più segreti dei protagonisti, quelli che li rendono più umani, che si esprimono nei loro impegni civili: Nynphios in qualità di bouleta e poi demarca, massimo esponente della città, con la sua barba bianca dal portamento eretto ed austero; Gavio, suo devoto figlio adottivo, giovane, pieno di entusiasmo e di coraggio; il tebano Pelagìos, fedele amico di Gavio che proveniva da Elea dove aveva svolto i suoi studi filosofici. Personaggi che appartengono ad un livello sociale elevato, figure esemplari di lealtà, correttezza e verità che con il loro pensiero e il loro agire portano ad una speranza nel progresso, ad una prospettiva positiva della soluzione nella perenne lotta fra il bene ed il male. Scontro che sta al fondo della realtà.
Ma la figura che prevale in questo affascinante testo è la splendida sirena, Parthenope, la più bella del golfo, sorella di Leucosia e Ligea. Venerata a Neapolis come dea protettrice, considerata la vergine dalla voce di fanciulla, con le sue ali di candide piume, dal corpo di uccello ma dal torace di una giovinetta dalla pelle bianca, con il suo sguardo severo, che incanta. Secondo la leggenda, morì di dolore per l’amato perduto sull’isola di Megaris, nel luogo in cui oggi è situato Castel dell’Ovo.
I suoi versi dal contenuto sibillino, ammaliano chi li ascolta: Soffia possente il fato; innanzi mena gli eventi. Un vaticinio misterioso la cui impronta poetica resterà immortale nei cuori degli animi sensibili, dallo spirito innamorato e sofferente.
Bella è la descrizione di Parthenope offerta da Matilde Serao ripresa dalle Leggende napoletane.
« Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia…»
Il racconto sembra che assuma una funzione educativa, come lo è d’altra parte il classico romanzo storico, in quanto lo scrittore diviene la voce della coscienza collettiva. Attraverso i suoi personaggi, ricostruisce un mondo di valori, dei quali tutti dovrebbero riflettere e riconsiderare, per impegnarsi in un comportamento adeguato, il cui fine consiste in un rapporto civile, rispettoso con la comunità.
Tra le pagine del libro si percepisce la ferma convinzione dell’autore che la conoscenza degli avvenimenti del passato è fondamentale per comprendere il presente. Le cause, le risoluzioni dei problemi potrebbero essere considerate quali esempio per evitare di commetterne nel futuro. Errori che si sono sempre fatti nell’antichità, nel passato recente ed oggi. E questo testo è certamente uno strumento rappresentativo di speranza e di serenità verso un mondo migliore: di giustizia e di temperanza.


Anna Giordano

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